Un ballo indimenticabile

Già da bambino io cercavo di non perdermi mai chi suonava e cantava e tutte le volte rimanevo lì ad ascoltare meravigliato a bocca aperta.
Una delle prime orchestrine che io ho sentito a suonare dal vivo era nel giardino di un grotto, poco lontano da casa mia. Lì c’era una bella pergola di uva americana con sotto una decina di tavoli,sedie e panchine. Quel bel giardino profumato era sempre inondato anche da una boccata d’aria fresca portata dal vicino riale e che ci faceva godere fino in fondo quelle poche ore di allegria. Da ragazzi la musica dal vivo al grotto potevamo sentirla solo alla domenica pomeriggio in quanto i nostri genitori non ci permettevano certamente di gironzolare. L’orchestra era messa assieme da tre bravi giovanotti con una fisarmonica, una chitarra e una batteria. A ballare sulla piccola pista erano però per la maggior parte i turisti tedeschi campeggiati lì vicino che, stuzzicati dalla bella musichetta, non smettevano mai. Ed é così che tra un ballo e l’altro giravano tutti come delle trottole. Quando però iniziavamo a prendersi sotto braccio e girare qua e la tra i tavoli cantando a squarcia gola, la musica dell’orchestra veniva purtroppo sopraffatta e chi come me era lì per ascoltarla doveva forzatamente cambiare idea. Tra uno jodel e l’altro vi scorreva pure un fiume di birra e loro andavano avanti a far fiera. Se però gli orchestrali venivano sostenuti da un qualche gruppetto di clienti nostrani che tiravano fuori una bella voce, allora si che per noi diventava una vera festa. Una dietro all’altra si potevano ascoltare tutte le belle canzoni di allora, dalla ”Verzaschina” a “Grazie dei fior” , da “L’emigrante Ticinese” al “Volare” di Modugno..! C’era poi un tipo che quando cantava “Mamma” riusciva ad emozionarci tutti! Il gruppo degli improvvisati cantanti non smetteva praticamente mai per paura che i confederati ricominciassero con la solita fiera a cantare la solita tiritera.

Nei pressi del ristorante abitava pure una coppia di anziani che ogni tanto si dimostrava non del tutto favorevole alla musica. Per scacciare clienti ed orchestra si mettevano nel loro giardino a battere con dei pezzi di legno sopra ad un bidone di lamiera, così da disturbare chi cercava solamente un momento di allegria. Mi sembra ancora oggi di vedere la povera Marion con un mestolo tra le mani a litigare con il gerente del grotto. E noi ragazzacci giù a ridere, così da riuscire a farla arrabbiare ancor di più. Che bei tempi però ! Quanta sana allegria in quel bel giardino fiorito e profumato. Improvvisamente però é cambiato tutto e anche l’orchestrina del grotto ha smesso di suonare. Anche la musica che si sentiva in giro nel mondo é cambiata. Per prima cosa é arrivato il juke box, poi per i giovani é arrivato quel piccolo giradischi che avevamo sempre sotto braccio. Da lì in avanti però la musica potevamo sceglierla noi. Sono arrivati i tempi di “Elwis” ed eravamo in giro tutti con il ciuffo in testa. Poi sono arrivati i Beatles e allora via tutti con i capelli lunghi, tanto da sentirci dire dai nostri anziani: “al giorno d’oggi, guardandovi le spalle, non si capisce più se siete maschi o femmine” ! Con la bella stagione i giovani si raggruppavano anche in riva al lago o vicino ai fiumi e lì c’era sempre il balordo di turno che a suon di musica si dava d’intendere di essere capace a ballare il rock o il twist, tutte cose scopiazzate dalle prime trasmissioni televisive che ogni tanto, qua e la, avevamo anche noi la fortuna di poter vedere. Quando però arrivava l’occasione di aver vicino una qualche fidanzatina, allora cercavamo di metterci in disparte, di nascosto da tutti gli altri. Lì stranamente si cambiava ritmo. I bei lenti diventavano la nostra miglior passione, così da riuscire magari anche ad abbracciare le ragazze che ci capitavano sotto mano.

Nelle belle serate andavamo a sederci sotto ad una pergola o al fresco di un qualche maestoso platano dove, senza farci vedere dal padrone del ristorante, allentavamo le lampadine colorate, così da creare un ambiente più romantico e di poter tentare magari di baciarsi in santa pace, mentre l’Elwis ci cantava “Love me tender” o il Fred Bongusto ci allietava con “Una rotonda sul mare” ! Regolarmente però si finiva quasi tutte le volte colpiti da un mezzo schiaffo perché esageravamo un pò troppo nello stringere e nell’allungare le mani. Al giorno d’oggi giardinetti e posti così romantici come quelli dei nostri tempi mi sembra che ne sono rimasti ben pochi. Anche le occasioni di ritrovarci nel bel mezzo di tanta allegria purtroppo sono quasi sparite. Per fortuna però vi é una buona memoria piena zeppa di bei ricordi. Anche per questo quei nostri balli di un tempo sono indimenticabili !

Autore: Oswaldo Codiga

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